VEO e ricerca vocale come evolve la SEO

Per ricerca vocale, o Voice Search, si intende l’interazione con tutti i device che sono in grado di recuperare e ricevere informazioni attraverso degli input vocali.

Sono sempre più numerosi gli utenti che utilizzano interfacce vocali come Siri, Alexa o Google Home, solo per citarne alcune, per effettuare le proprie ricerche online.

D’altra parte è così comodo chiedere a voce piuttosto che digitare, no?!

Si sta quindi assistendo ad una vera e propria rivoluzione in ambito digitale: l’ottimizzazione per i motori di ricerca che siamo abituati a conoscere, la SEO, si sta trasformando in VEO.

Questo tipo di ricerche, chiamate “conversazionali” perché effettuate per mezzo della voce, richiedono risposte altrettanto naturali e veloci da parte dei motori di ricerca o dei device utilizzati.

“Adeguarsi” quindi è come sempre la parola d’ordine per risultare vincenti in un momento in cui la richiesta del mercato cambia.

In questo articolo vedremo insieme:

  • Cosa è la VEO
  • I device maggiormente utilizzati: Siri, Alexa, Google Home
  • come rendere i contenuti di un sito web VEO friendly

Cos’è la VEO

L’acronimo VEO (Voice engine optimization) è la ricerca vocale sui motori di ricerca.
Analogamente a quanto avviene per la SEO, indica l’ottimizzazione da parte di siti web, volta ad aumentare le probabilità di ottenere traffico organico dai risultati della ricerca vocale.

Ecco, dopo questa bella definizione seriosa, vediamo nel pratico cosa sta cambiando.

Secondo Google, quasi il 50% delle ricerche effettuate, avviene tramite ricerca vocale e il dato è in costante aumento.

Per i motori di ricerca, il linguaggio parlato e i suoi modi di dire, sono sempre più comprensibili grazie al machine learning e alle Intelligenze Artificiali, viene quindi da sé che all’ottimizzazione delle ricerche vocali è dato grande rilievo.

Inoltre, dispositivi come Siri, Alexa e Google Home stanno entrando energicamente e velocemente nelle nostre case. nella nostra quotidianità e la stessa domotica è indirizzata chiaramente ad utilizzare i comandi vocali in ogni sua applicazione.

Cercare un negozio, un professionista o una qualsiasi altra attività non avviene più con la stessa modalità di prima, ed è questo il motivo per il quale tutta la content strategy di un sito web va rivisitata, in maniera tale da renderla più “scorrevole”.

VEO e ricerca vocale come evolve la SEO vocal search

Nuovi intenti di ricerca

Come dicevamo, i cambiamenti più significativi li ritroviamo nel modo in cui gli utenti effettuano la ricerca.

Le persone infatti, mentre parlano non vogliono pensare ad una “parola chiave”, ma semplicemente “conversare” come farebbero se chiedessero un’informazione ad un amico.

Ecco che i cambiamenti più incisivi sono relativi a: query vocali, che sono molto più lunghe rispetto a quelle digitate, all’incirca si passa da due a sette parole; keyword che non sono più singole, ma long-tail perché più articolate e più somiglianti al linguaggio naturale.

La maggior parte delle ricerche infatti, parte con una domanda ed è quindi molto importante basarsi sulle question words:

  • come fare per…
  • qual è…
  • dov’è…
  • chi è…
  • perché…

Se si tratta di un prodotto o servizio invece (“quale ristorante… quale negozio…”), da dove prende Google tutte le informazioni da rendere all’utente che usa la ricerca vocale?

Dalle schede Google My Business. Ecco perché mantenere costantemente aggiornata la propria scheda aziendale con tutte le informazioni di contatto utili, è molto importante per riuscire ad apparire nei risultati di Voice Search.

Approfondiremo questi aspetti con altri suggerimenti per rendere il tuo sito “VEO friendly” in un paragrafo successivo.

Siri, Alexa e Google Home

«Hey Google, che tempo fa?»
«Siri, fammi ascoltare i Queen»
«Alexa, mi accendi la luce?»

Sono queste un esempio di domande che rivolgiamo a questi simpatici – perché sì, sono anche spiritosi – device, o assistenti “casalinghi”, che svolgono alcune piccole funzioni domotiche e sono anche in grado, grazie all’ IA, di imparare dai loro errori ed evolversi.

In questo paragrafo, non elenchiamo le loro caratteristiche, non le compariamo, non facciamo un elenco di noiose funzioni, nulla di tutto ciò…

Vogliamo raccontarvi invece qualche curiosità o aneddoto che siamo riusciti a trovare su di “loro”.

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Siri

Iniziamo dall’assistente vocale dell’Azienda di Cupertino, che ha dalla sua diversi aneddoti interessanti e divertenti, legati ovviamente alla figura emblematica di Steve Jobs.

Il primo approccio del fondatore della Apple con Siri avviene il 24 agosto del 2011. La giornata era una di quelle forse più tristi per Jobs, in quanto resosi conto dell’ulteriore aggravamento delle sue condizioni di salute e del fatto che non avrebbe più potuto guidare la sua amata azienda come aveva fatto fino a quel momento, aveva rassegnato le dimissioni da Amministratore delegato per assumere la carica di Presidente.

Quello stesso giorno vanno a fargli visita a casa Scott Forstall e Phil Schiller, rispettivamente programmatore l’uno e vicepresidente l’altro, responsabile del product marketing.

Si parla del futuro, di nuovi progetti, finché Forstall non presenta a Jobs un software capace di riconoscere comandi vocali umani.

Con la sua solita curiosità Jobs non lasciò finire Forstall di presentare il software, che già aveva in mano il cellulare per capire come e se funzionasse.

Dopo una domanda su che tempo facesse a Palo Alto a cui Siri rispose, le fu chiesto se fosse maschio o femmina e con stupore e divertimento di tutti Siri rispose che non le era stato assegnato alcun sesso (dalla biografia non ufficiale su Steve Jobs di Walter Isaacson).

Da dove nasce il nome Siri? Qual è il suo significato?

Occorre premettere che il software non fu sviluppato direttamente dalla Apple, ma da una società esterna acquistata per 200 milioni di dollari nel 2010.

A rivelare il significato del nome è Yoni Heisler, co-fondatore di Siri. Quest’ultimo aveva lavorato per un periodo di tempo in Norvegia con una donna di nome Siri. Questo nome gli piacque molto al punto da sceglierlo per chiamare così sua figlia, la sua azienda e in ultimo il software che avrebbe girato su iPhone 4s.

Proverbiale era il potere di Jobs di convincere gli altri sulle proprie idee e progetti, ma stavolta, dopo diverse ore di chiacchierata, Heisler riuscì a convincere l’ex CEO di Apple ad accettare il nome da lui proposto.

Secondo altre indiscrezioni e aneddoti, pare che Jobs sia andato fuori di testa per la presentazione del software insieme al lancio dell’iPhone 4s perché non riteneva le sue performance soddisfacenti.

La Apple, come in altre occasioni e con altri prodotti, Mac, iPhone, iPad, ha avuto il merito di lanciare sul mercato per prima un software di riconoscimento vocale. 

Non per questo però è riuscita a distinguersi rispetto alle concorrenti che in seguito sono arrivate sul mercato a competere in maniera agguerrita.

Pare che molte siano state le persone a lamentarsi per il malfunzionamento del software, soprattutto in lingua giapponese e per il fatto che non facesse esattamente quello che veniva mostrato negli spot con attori del calibro di Samuel L. Jackson e John Malkovich.

Dei 500 server che erano stati pensati per il codice di Siri, inizialmente ne furono utilizzati soltanto 5, per questioni di semplificazione. Questo ovviamente contribuì ai grossi limiti del software dovuti anche alla decisione, tipica della visione di sistema chiuso, di non integrare il software con app di terze parti se non soltanto in seguito. 

È stata forse la mancanza di Jobs e delle sue visioni, spesso ineguagliabili e insuperabili, a non rendere Siri un’eccellenza come altri prodotti della Apple?

Tim Cook ha svolto e sta svolgendo indubbiamente un lavoro immenso, con un’eredità per nulla semplice da gestire, però tutto fa pensare che per quanto riguarda Siri, la Apple si sia trovata a corto di idee e sprovvista di una visione chiara e decisa di cosa il software sarebbe dovuto essere e di come avrebbe dovuto funzionare.

Da allora però l’assistente vocale della Apple ha fatto passi da gigante ed è stata migliorata ed implementata moltissimo, sia da un punto di vista grafico che di Intelligenza Artificiale.

VEO e ricerca vocale come evolve la SEO smartphone

Alexa

Alexa è il device che risponde ai comandi vocali di casa Amazon.

In realtà è “la mente” presente nel Cloud che comprende ed elabora i comandi, mentre il braccio è un dispositivo fisico, dotato di altoparlanti e microfoni, che si chiama Echo e che permette di interagire con il “cervellone” Alexa.

Dietro Alexa c’è Toni Reid, Vice Presidente di Alexa Experience & Echo Devices di Amazon, per la quale si occupa di:

  • supervisionare l’organizzazione
  • promuovere la consapevolezza e il coinvolgimento delle funzionalità
  • sviluppare la “personalità” del device
  • mantenere la fiducia dei clienti

Reid attualmente è nell’elenco tra le persone più creative secondo Fast Company e Recode 100.

L’annuncio della “nascita” di Alexa, insieme con Echo, è stata data nel novembre del 2014.
Il suo nome è stato scelto per evocare la Biblioteca di Alessandria, la più grande e ricca biblioteca del mondo antico ed uno dei principali poli culturali dell’antica Grecia.

 La lettera “X” all’interno del nome è stata scelta ed inserita per rendere maggiormente riconoscibile il nome.

La voce originale di Alexa si rifà al sistema di conversazione a bordo della Enterprise della famosissima saga cinematografica Star Treck.

Per l’arrivo del voice system di amazon anche in Italia, bisognerà aspettare il 2018

Da allora un team di ingegneri lavora nel centro di ricerca Amazon che si trova a Torino, per delle vere e proprie “lezioni di italiano” da impartire ad Alexa, che immagazzina nella sua memoria accenti, inflessioni dialettali e modi di dire del nostro bel Paese.

Alexa infatti, è stata costruita per l’Italia partendo completamente da zero, per consentire agli utenti di chiedere nel modo a loro più congeniale e colloquiale possibile, tutte le informazioni relative alla loro quotidianità ed alle loro abitudini:

  • musica
  • meteo
  • notizie
  • comandi di domotica
  • appuntamenti in agenda
  • ricette di cucina

è possibile chiedere attraverso i dispositivi Echo, presenti magari nelle diverse stanze di casa, tutto questo e molto altro ancora.

Per ampliare sempre più l’utilizzo e le conoscenze di questo device, che per molti è diventato un vero e proprio componente della famiglia, sono nate le skill.

Le skill, come il nome ci suggerisce, sono competenze che rendono Alexa maggiormente intelligente e le consentono di svolgere un numero sempre maggiore di attività, grazie all’interazione con altre applicazioni.

La cosa molto interessante è che la loro programmazione è aperta a tutti gli sviluppatori che hanno voglia di mettersi in gioco ed hanno un’idea originale e innovativa da proporre al link https://developer.amazon.com/it/alexa

Qualche problemino in realtà è sorto in merito alla privacy. Tempo fa si è diffusa infatti la notizia dell’esistenza di un vero e proprio team con il compito di ascoltare le registrazioni delle conversazioni dei clienti al fine di migliorare gli algoritmi delle IA per le risposte da produrre.

Google Home

Nato per essere il diretto concorrente di Echo, l’assistente vocale di Amazon, Google Home fa il suo esordio qualche anno fa con il nome di Chirp, ossia trillo.

È il sistema di domotica centralizzata smart di Google per il controllo di luci, temperatura e che funziona come assistente personale.

In realtà, di aneddoti o curiosità interessanti ne abbiamo trovati ben pochi su Google Home.

Nota è la sensibilità del suo assistente vocale alla frase magica “Ok Google oppure Hey Google”, che spesso si attiva a sproposito.

Questa “debolezza” fu sfruttata tempo fa da una famosa catena internazionale di fast food che realizzò uno spot pubblicitario nel quale inserì astutamente la frase: «Ok Google, che cos’è l’hamburger Whopper?»

Con il risultato che l’assistente vocale di Google installato sui dispositivi degli utenti che si trovavano in quel momento a guardare la pubblicità, si attivava per descrivere il panino “Whopper” recuperando le informazioni da Wikipedia.

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Ricerca vocale: come ottimizzare i contenuti

Abbiamo già visto in parte alcuni aspetti che è indispensabile cambiare nei siti web per diventare a tutti gli effetti dei siti “VEO friendly”, come ad esempio le query e le keywords.

Questo perché tutti i contenuti devono essere ideati e strutturati per dare risposta a domande ben precise.

Ecco quindi che le stop words (parole come articoli, congiunzioni, preposizioni o alcuni verbi), fino ad oggi poco considerate dai motori di ricerca, acquistano una rilevanza sempre maggiore.

Al di là dei tecnicismi, per i quali è sempre opportuno rivolgersi a professionisti esperti, esistono alcune accortezze da prendere.

Rendi il tuo sito web più veloce

Anche in questo caso, la velocità del tuo sito web è uno degli aspetti fondamentali da non trascurare.

Il ritardo di caricamento può influenzare moltissimo la possibilità di essere presenti all’interno della ricerca vocale, perché il tempo di caricamento inciderà negativamente sul tempo che impiegherà il dispositivo per rispondere.

Rivoluziona la strategia dei tuoi contenuti web per la VEO

Abbiamo già visto l’importanza di concentrarsi su parole chiave a coda lunga e a carattere conversazionale e offrire risposta alle domande:

– Ottimizza le tue keyword con parole chiave che indichino prossimità: “più vicino”, “vicino a me”.

– Uno strumento come AnswerThePublic si può rivelare molto utile in casi come questi.

– Crea una pagina di FAQ a cui rispondi con chiarezza e in meno di trenta parole.

– Aggiorna spesso i tuoi contenuti per veicolare le conversioni ad un livello di comprensione che sia semplice.

Ottimizza la SEO locale

Oltre Google My Business che abbiamo già citato in precedenza, assicurati che la tua scheda attività sia presente anche in tutti i siti di elenchi locali.

Controlla che siano corrette e usa termini altamente descrittivi sulla tua attività e sui tuoi prodotti nelle inserzioni e sul tuo sito internet. Più informazioni aggiungi, maggiori sono le possibilità di essere consigliato.

Rivendica la tua scheda attività sulle principali directory e laddove non presente, procedi a crearla.

Testa l’ottimizzazione della tua ricerca vocale

Prova a testare su dispositivi diversi come appaiono i risultati e studia quali sono i tuoi competitors e come sono i loro contenuti.

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Conclusioni

Per concludere possiamo quindi dire che la ricerca vocale è entrata nelle nostre case, diventando parte integrante delle nostre vite. 

Molto aperto e dibattuto è il discorso relativo alla privacy, sul quale non poche perplessità sono state sollevate.

La difficoltà reale è capire qual é la linea sottile che separa i rischi dai vantaggi e dalle comodità offerte da questi moderni software a riconoscimento vocale. 

I primi incidenti si sono già verificati in tal senso: in molti ricorderete il caso in cui la conversazione privata di una coppia è stata registrata da Alexa ed inviata ad alcuni loro contatti, senza che i diretti interessati ne avessero consapevolezza.

Cancellare la cronologia dei messaggi vocali, disattivare il microfono quando non c’è necessità di interrogare l’assistente vocale, possono essere utili accorgimenti?  

Possono bastare a evitare spiacevoli violazioni della propria privacy?

Ti è mai capitato di parlare di presenza con un amico, ad esempio conversando su qual è la tua vettura preferita, e trovare poco dopo suggerimenti di pubblicità relativi proprio a quell’auto?

A noi è capitato. Sarà un caso?…

Vuoi una consulenza su come ottimizzare il tuo sito web per la ricerca vocale?

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